Esposizione e messa a fuoco

Corso di fotografia digitale - esposizione e messa fuoco

L'esposizione in pratica


La corretta esposizione viene definita con l’ausilio dell’ ESPOSIMETRO. Non esiste esposimetro che non richieda valutazioni personali se si vogliono i risultati desiderati

Per usare bene l’esposimetro occorre avere :

  1. conoscenza delle sue caratteristiche

  2. conoscenza del significato della misurazione effettuata

Occorre, pertanto, spendere due parole sui sistemi di lettura e sulle loro caratteristiche

Tipi di esposimetro


  1. a luce incidente : esposimetri a mano, non montati sulla macchina : misurano la luce che colpisce il soggetto: la lettura si effettua stando dove è il soggetto e rivolgendo l’esposimetro verso l’apparecchio fotografico
    La coppia tempo/diaframma indicata dall’esposimetro, a rigore, potrà essere utilizzata soltanto con soggetti che riflettono il 18% della luce che ricevono. ( cartoncino grigio Kodak)

    Per soggetti più luminosi si dovrà ridurre l’esposizione (diaframma più chiuso, tempo più breve) per soggetti più scuri l’esposizione dovrà essere maggiore

  2. a luce riflessa : tutti quelli montati sulla macchina ed anche tutti quelli a mano: misurano la luce che viene riflessa dal soggetto. Pertanto, non occorre (generalmente) correggere la coppia tempo diaframma fornita dall’esposimetro per quella sezione della inquadratura “ letta “ dall’esposimetro.

Tuttavia, i dati forniti dall’esposimetro mirano sempre a riprodurre la scena con la stessa luminosità di un cartoncino 18%.
Ciò non sempre corrisponde ad una riproduzione realistica.
Fatto salvo quanto si dirà più avanti sulla corretta esposizione, è necessario, intanto, precisare che delle correzioni, secondo valutazioni personali, possono essere necessarie. Per una corretta interpretazione delle indicazioni esposimetriche, tuttavia, occorre distinguere gli esposimetri secondo i loro criteri di misurazione.
Tralasciando gli esposimetri a mano e considerando solo quelli montati sull’apparecchio fotografico, gli esposimetri si possono classificare secondo quattro sistemi di lettura.

Sistemi di lettura


  1. lettura spot : leggono una piccolissima zona dell’inquadratura : la zona di lettura è evidenziata nel mirino -

    vantaggi : - consentono una lettura molto accurata di una particolare zona dell’inquadratura senza l’influenza di parti, anche vicine, più luminose o più scure. Utilissimi nei controluce - Consentono una lettura delle singole zone ed una più personale definizione della coppia tempo/diaframma che si ritiene più idonea.

    svantaggi : lentezza operativa, dovendosi sempre effettuare più letture

  2. lettura media : effettuano la lettura di una zona dell’inquadratura mostrata dal mirino e calcolano la luminosità media di quella zona . E' quindi importante sapere la zona di lettura

    vantaggi : i valori forniti sono abbastanza affidabili e non richiedono particolari correzioni se la zona di lettura è sufficientemente ampia e non vi sono forti differenze di illuminazione nella scena ripresa. Velocità operativa e discreta affidabilità nelle riprese in automatismo

    svantaggi: non sono esenti da necessità di correzioni personali; se la zona di lettura scelta dal costruttore non è adeguata ( troppo piccola, eccessivamente stretta, ecc) diventa opportuno integrare con valutazioni personali; ne deriva una certa lentezza operativa ( minore che nel sistema spot)

  3. lettura media a prevalenza centrale : la lettura viene effettuata su tutta l’area di ripresa, ma, nel fare la media, l’esposimetro attribuisce maggiore importanza ( generalmente 75%) alla zona centrale

    vantaggi : questo sistema di lettura può essere assimilato al tipo spot; pertanto offre vantaggi analoghi : possibilità di effettuare letture precise suddividendo l’inquadratura per zone di luminosità: Occorre ricordare, tuttavia, che l’area centrale di lettura è più ampia che negli “spot” ed è comunque influenzata ( sia pure modestamente) dal resto inquadratura

    svantaggi : non adatto per riprese in automatismo (salvo che il soggetto non venga collocato al centro.

  4. lettura multizona : la lettura viene effettuata in più zone dell’inquadratura ( da 3 a 9) e l’esposimetro calcola una media ( talvolta considerando anche l’entità del contrasto)

    vantaggi : molto affidabile ( salvo i controluce) non richiede in generale valutazioni personali (se non si è molto esigenti), velocità operativa; ottimo per riprese in automatismo

    svantaggi : non esonera completamente da correzioni personali necessita di molta pratica per capire se la lettura fornirà i risultati desiderati

La messa a fuoco in pratica


La regolazione della messa a fuoco viene effettuata grazie ad una rotazione del barilotto dell'obbiettivo.
La rotazione può essere effettuata manualmente (bridge e reflex) o in automatismo.
Manualmente si agisce su una apposita ghiera dell'obbiettivo, in automatismo è sufficiente puntare l'obbiettivo sul punto che si vuole a fuoco e premere parzialmente il bottone di scatto.
Mettere a fuoco significa far sì che ciascuna delle cose inquadrate sia nitida nella misura desiderata


NB: la precisione della messa a fuoco deve essere tanto maggiore quanto più vicino è il soggetto e quanto più aperto è il diaframma

Non sempre, tuttavia, deve essere tutto a fuoco.

Si possono distinguere le seguenti situazioni di base:

  1. il soggetto è costituito da cose tutte lontane :

  2. il soggetto comprende cose vicine e cose lontane:

    1. - si desidera tutto a fuoco

    2. - si desidera sfocare lo sfondo

  3. il soggetto è costituito solo da cose vicine : un metro o poco più

Esaminiamo ciascuna situazione

1) tutte le cose sono lontane

E' la situazione più semplice : la messa fuoco può essere regolata su una distanza molto grande ed il diaframma può essere anche abbastanza aperto

2A) il soggetto comprende cose vicine e lontane : si desidera tutto a fuoco

- la messa a fuoco verrà regolata su una distanza intermedia calcolata con la formula sotto riportata
dv= 2dD/(d + D) dove è : dv = distanza di messa a fuoco; d = punto più vicino che si desidera sufficientemente a fuoco; D = punto più lontano che si vuole adeguatamente a fuoco

- il diaframma sarà molto chiuso

La formula data dv = 2dD/(d + D), non presenta difficoltà di calcolo che richiedano l’uso di una calcolatrice e risulta quindi molto comoda.
Tuttavia, va precisato che essa fornisce risultati soddisfacenti per le fotocamere compatte e le bridge, ma risultati più soddisfacenti si ottengono a due condizioni:
a) la focale non deve superare i 55 mm o poco più;
b) se la distanza d è inferiore a 3 m., la distanza di messa a fuoco dv> deve essere ridotta del 30%; basterà moltiplicare il valore dv ottenuto per 0,7.
Ciò equivale a porre dv = (2dD x 0,7) : (d + D).

Si tenga presente che la maggiore criticità si ha con d pari o poco superiore ad un metro e D < 4d; viceversa quanto maggiore è D rispetto a d tanto meno critica diviene la messa a fuoco.

In merito si rinvia ad una apposita scheda che include un confronto con i calcoli eseguiti con una formula esatta.

Nel caso la focale superi considerevolmente i 55 mm il valore di dv dovrà essere ridotto dal 15 al 20%.
Risultati troppo approssimati si ottengono per una focale che superi ì 100 - 105 mm.
Quanto sopra esposto fa comprendere come tale formula si adatti meno ai possessori di un apparecchio reflex la cui ottica di base è costituita da uno zoom 18 - 55.

Le limitazioni accennate sono dovute al fatto che la formula suggerita non tiene conto di elementi che influiscono fortemente sulla estensione della zona di nitidezza (focale, diaframma e circolo di confusione).

2B) il soggetto comprende cose vicine e lontane , ma si desidera sfocare lo sfondo :
la messa a fuoco è regolata esattamente sul soggetto ed il diaframma è aperto (tanto più aperto quanto più si vuole isolare il soggetto)

Le indicazioni fornite soffrono di alcune limitazioni per le quali si richiede una certa accortezza, particolarmente quando si faccia uso di macchine digitali caratterizzate da focali molto corte (tipicamente le compattine) .

Si tengano infatti presenti due elementi :

  • la focale massima è comunque corta
  • il diaframma più chiuso ha un valore non superiore a 8
Ne consegue che mentre la focale corta, assicura una maggiore profondità di campo, al contempo non consente di sfocare lo sfondo.

3) Il soggetto comprende solo cose a distanza ravvicinata (un metro o poco più) :

La situazione appare estremamente critica dovendosi salvaguardare oltre all'elemento principale, anche quanto è più vicino all'obbiettivo
la messa a fuoco sarà regolata sull'elemento principale o ad una distanza di poco inferiore chiudendo al massimo il diaframma.
In una simile circostanza diventa fondamentale disporre di una discreta valutazione della estensione della zona di soddisfacente messa a fuoco (profondità di campo)
Una formula abbastanza soddisfacente e di facile applicazione è la seguente PdC = 2fN(1 + g)/(g x g x 1000).
Si ricordi che è g = f/(p - f),f la focale e N il diaframma.
Nel caso di una foto che debba coprire un campo da 60 a 90 cm con focale di 55 mm a diaframma 32, avremo, ipotizzando che l'elemento principale sia a 70 cm:
g = 55/(700 - 55) = 0,085, per cui
PdC = 2x55x32(1,085)/(0,085x0,085x1000) = 528 mm = 52,8 cm
Se l'elemento principale fosse a 30 cm e la zona da coprire partisse da 20 cm avremmo : g = 55/(300 - 55) = 0,22 per cui PdC = 2x55x32(1,22)/0,22x0,22x1000 = 88,71 mm = 8,9 cm

A queste distanze di ripresa la PdC si estende per circa metà prima del punto di messa a fuoco e per l'altra metà dietro.

Si tenga sempre presente che, qualunque sia la formula adottata, nel caso non si possa adottare un diaframma sufficientemente chiuso o si ritiene che, anche alla minima apertura, le cose più vicine non risulteranno sufficientemente a fuoco, converrà regolare la messa a fuoco su una distanza minore di quella calcolata : si consideri che mentre una certa sfocatura viene accettata sulle cose lontane non è tollerata per quelle vicine.

Se le condizioni di luce costringono, con il diaframma molto chiuso, a tempi troppo lenti occorre usare il cavalletto o aprire un po’ il diaframma, oppure accettare una minore profondità di campo o, infine, rinunciare.

Di seguito vengono presentate alcune immagini esemplificative che consentono di apprezzare l'influenza della focale e del diaframma sulla profondità di campo.
Le prime tre immagini sono state riprese dallo stesso punto e con lo stesso diaframma. La messa a fuoco è stata effettuata sempre sull'oggetto più vicino

E' ben evidente, confrontando le prime tre immagini il notevole guadagno di profondità di campo che si ottiene, a parità di diaframma, con le focali più corte.
Il confronto tra la terza e la quarta immagine permette invece di rilevare come, chiudendo il diaframma a f : 22, pur utilizzando la stessa focale e malgrado una ripresa da minore distanza, si abbia un notevole guadagno del campo di messa a fuoco.

La formula sopra indicata ha un valore alquanto approssimato : per una più precisa valutazione della messa a fuoco nel caso, assai frequente, che il fotografo intenda decidere a proprio piacere il punto più vicino che desidera a fuoco si rinvia al paragrafo a tale situazione dedicata.
Per una completa comprensione del rapporto tra Profondità di campo, focale utilizzata, messa fuoco e nitidezza necessaria si rinvia alla pagina sezione interamente dedicata al concetto di iperfocale, messa a fuoco, profondità di campo ed altri argomenti connessi.

Precisazioni concernenti gli apparecchi digitali

Tutto quanto sopra detto in merito all'utilizzo della formula sopra riportata presuppone, evidentemente, la possibilità di definire la distanza del'elemento più vicino che si vuole a fuoco e di quello più lontano.

Con le fotocamere a pellicola tale problema non era rilevante : bastava mettere a fuoco l'elemento più vicino (manualmente o con l'autofocus) e poi leggere sulla ghiera di messa a fuoco quanti metri questa riportava in corrispondenza dell'apposito riscontro.
Analogamente poteva farsi con l'elemento più lontano

Attualmente, anche le fotocamere digitali Reflex, che dispongono di una ghiera per la messa fuoco manuale, non riportano le distanze metriche : né sarebbe possibile indicarle. Il movimento del barilotto è talmente piccolo che non offrirebbe spazio sufficiente.

L' unica soluzione possibile è la seguente:

  1. stimare ad occhio la distanza del'elemento più vicino e di quello più lontano . si noti che con focali di 50 mm o meno l'infinito può essere equiparato a 12 - 15 m.
  2. calcolare la distanza intermedia di messa a fuoco, utilizzando la formula più idonea
  3. regolare la messa fuoco su un qualsiasi oggetto che si trovi ad una distanza che i stima corrispondente e mantenere premuto a metà il pulsante di scatto per "memorizzare" la messa a fuoco
  4. comporre l'inquadratura e scattare
E' appena il caso di far presente che l'elemento sul quale verrà regolata la messa a fuoco non deve necessariamente essere compreso nella inquadratura. L'unica cosa che conta è che si trovi ad una distanza corrispondente a quella calcolata.

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